I ricercatori si sono affidati ad un metodo chiamato calcium imaging, in cui minuscoli microscopi venivano inseriti nel cervello dei topi. Quando i topi si trovavano nelle aree rischiose ed esposte, le cellule si accendevano in una parte dell'ippocampo, un'area del cervello strettamente associata alle emozioni, alla memoria e all'ansia.
I topi diventavano così timorosi e ansiosi che perdevano ogni interesse nell'esplorare l'ambiente circostante. Gli scienziati scoprirono presto che livelli più alti di stress provocavano una maggiore attività nei neuroni.
Facendo brillare un fascio di luce nelle cellule colpite (una tecnica conosciuta come optogenetica), l'ansia si placava e i topi erano in grado di esplorare e vagare nel labirinto senza paura. I ricercatori hanno anche scoperto che è vero l'esatto contrario - quando il fascio di luce è stato puntato sul cervello di topi senza ansia situati in sicurezza nelle aree sicure, sono state registrate significative risposte di stress.
Anche se il cervello umano ovviamente non è lo stesso di quello di un topo, molti dei processi sono simili. I punti in comune portano gli scienziati a credere che le cellule del cervello umano possano reagire allo stress in modo molto simile. Questa nuova conoscenza conferma anche la convinzione da tempo sostenuta che l'ansia non è semplicemente una risposta emotiva, ma un disturbo fisico.
Gli scienziati sperano che lo studio possa portare ad ulteriori ricerche, aprendo così la strada a trattamenti più efficaci per i disturbi d'ansia, o al miglioramento dei trattamenti già esistenti.